venerdì 30 ottobre 2015

Lo chiamavano democratico


Riassumendo: uno a cui piace #vincerefacile si candida ad un'elezione interna di un partito, si fa votare da la qualunque (ma proprio da la qualunque, eh?) e diventa "capo" di quel partito.

Successivamente, senza mai aver ottenuto personale legittimazione politica in una votazione ufficiale (dove non vota la qualunque, eh?), spodesta il premier di un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale e prende il suo posto facendosi forza con la vittoria alle elezioni interne del suo partito (in cui ricordiamo che ha votato la qualunque, eh?). 

Poi il suo partito(?) fa eleggere un sindaco di una grande città e appena due anni più tardi, dopo averlo difeso contro le opposizioni e insignito del titolo di "vero baluardo contro la mafia", il tizio di cui sopra decide che, tutto sommato, quel sindaco non gli piace così tanto e comanda alla sua corte (o coorte?) di farlo decadere per sostituirlo con uno che gli piace di più (o magari che dice sempre si).

Pare lo chiamassero "democratico".

Ora ripetete tutti in coro con me: #locambiodadentro

giovedì 29 ottobre 2015

Il potere politico e gli altri poteri


Il potere politico e gli altri poteri. Spesso qualcuno li confonde e a volte lo fa appositamente.
Non è perseguendo la strada del merito e della competenza che la Politica abdica al proprio potere. È inseguendo gli "altri poteri" che la politica tende a sostituire la propria autorevolezza con l'autorità. Allora dobbiamo interrogarci: una delle motivazioni per cui la politica non risulta in condizione di risolvere concretamente i problemi dei cittadini è la mancanza di potere esercitato in virtù della propria autorevolezza o della propria autorità? Perché la prima si acquisisce con il valore delle proprie scelte, mentre la seconda con il valore delle poltrone occupate. E c'è una bella differenza.